La Carnegie Mellon University ha recentemente pubblicato uno studio indipendente che mostra come il blocco IP e DNS dei siti pirata, produca ottimi risultati in termini di prevenzione del fenomeno e di abbattimento del numero di utenti che usufruiscono di siti illegali.
Lo studio, condotto su un panel di quasi 60.000 utenti a seguito del blocco simultaneo di 53 siti in Gran Bretagna, ha evidenziato un calo del 90% nel volume di visitatori dei siti bloccati, senza registrare un contemporaneo incremento apprezzabile nel numero di visitatoti dei siti non bloccati .
Ecco alcuni dei dati principali rilevati dallo studio:
Lo studio non fa che confermare quanto le Associazioni di Categoria, in particolare quelle che rappresentano le aziende discografiche, cinematografiche, videoludiche ed editoriali, ripetono da molto tempo: il blocco congiunto di IP e DNS dei siti pirata consente di ottenere ottimi risultati in termini di contenimento del fenomeno .
I dati rilasciati nel tempo da FPM (la Federazione Anti pirateria dell’Industria Discografica), hanno sempre evidenziato un calo generalizzato intorno al 90% nel numero di visite dei siti bloccati in Italia dall’Autorità Giudiziaria, numeri perfettamente in linea con quelli citati nello studio inglese.
I risultati impongono anche una riflessione sul vigente Regolamento sul Diritto d’Autore di Agcom: non sarebbero maturi i tempi per prevedere anche il blocco IP dei siti illegali oltre a quello DNS?
Lo studio è disponibile sul sito del Social Science Research Network.