L'intelligenza artificiale sta inevitabilmente trasformando il panorama della produzione e della distribuzione dei contenuti creativi, introducendo numerose opportunità ma anche sollevando interrogativi sulla tutela del diritto d'autore. In questo contesto si inserisce l'AI Act europeo, il primo insieme di norme UE per regolamentare l'impiego dell’intelligenza artificiale nel rispetto della proprietà intellettuale e dei diritti dei creatori.
La recente (seconda) bozza del Codice di condotta per i fornitori di IA generativa - lo strumento che traduce nella pratica attuativa le previsioni dell’AI Act attualmente in fase di discussione a Bruxelles - sta alimentando perplessità tra gli stakeholder dell'industria creativa. Il rischio principale è infatti che le misure proposte non offrano una protezione adeguata alle opere originali, paradossalmente facilitando l'appropriazione non autorizzata da parte di modelli di IA addestrati su vasti dataset, con conseguenze potenzialmente devastanti per il settore.
Ne è un esempio la voce del Codice che nello stato attuale suggerisce che i fornitori di IA debbano solo operare degli “sforzi ragionevoli e proporzionati” per disporre di un accesso legittimo alle informazioni: si tratterebbe di una vera e propria esenzione dalla responsabilità sul diritto d'autore sulla base di garanzie inconsistenti da parte dei compilatori dei dataset.
Un altro importante segnale d’allarme proviene dalla preferenza che il Codice darebbe al blocco dei crawler da parte dei detentori dei diritti, che deve essere effettuato utilizzando i protocolli robots.txt - il file di testo inserito nella cartella root del sito web che definisce le regole d’accesso a cartelle o/e risorse - che presenta carenze funzionali che ne limitano seriamente l'utilizzabilità come strumento di tutela dei diritti.
L'addestramento di modelli di IA generativa si basa su enormi volumi di dati, il cui utilizzo manca tuttavia di trasparenza: è una prassi da lungo tempo contestata dai detentori dei diritti, poiché solleva questioni critiche non banali. L'assenza di una regolamentazione chiara potrebbe favorire la proliferazione di violazioni del copyright, minacciando la sostenibilità dell'ecosistema creativo europeo e generando incertezza legale.
Affinché l'AI Act possa realmente bilanciare innovazione e tutela del diritto d'autore, il Codice di condotta dovrebbe dunque includere:
Tra le tecnologie più avanzate per la tutela del copyright digitale, l'Automatic Content Recognition (ACR) si distingue per la sua capacità di identificare opere protette attraverso il fingerprinting. Tuttavia, con la crescente sofisticazione dell'IA generativa, gli strumenti ACR dovranno evolversi per:
L'AI Act rappresenta un'opportunità strategica per l'Europa di affermarsi come leader nella regolamentazione dell'intelligenza artificiale, assicurando uno sviluppo etico e sostenibile della tecnologia. Tuttavia, affinché la normativa sia realmente efficace, è essenziale che il Codice di condotta e le politiche di copyright siano definite con precisione, evitando ambiguità che possano compromettere la protezione dell'industria creativa.
DcP si impegna attivamente nella promozione di soluzioni tecnologiche avanzate per la tutela dei contenuti digitali e invita le istituzioni europee a un confronto costruttivo con il settore, al fine di garantire un equilibrio tra innovazione e rispetto dei diritti d'autore.